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Ottobre 30, 2023

L’allattamento a rischio è un diritto che viene garantito alle neo mamme per assicurare la salute e il benessere del bambino e della madre stessa. In questo articolo, esploreremo chi ha diritto a tale privilegio, come chiederlo, come prolungare la maternità e molte altre informazioni utili. Il nostro obiettivo è di fornirti una guida utile sull’allattamento a rischio.

Chi ha diritto all’allattamento a rischio?

L’allattamento a rischio è un diritto riservato alle lavoratrici che svolgono mansioni ritenute a rischio per la gravidanza e per la salute del bambino. Questo include lavori che comportano esposizione a sostanze chimiche nocive, rumore eccessivo, carichi pesanti e condizioni di lavoro stressanti. Una donna incinta o una madre che allatta può richiedere un trasferimento temporaneo a un lavoro meno rischioso, o se questo non è possibile, può ottenere un congedo retribuito.

Il Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, noto anche come “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternita’ e della paternita’, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53″, tutela le donne che possiedono un contratto di lavoro regolare. Questo provvedimento regolamenta la sicurezza del luogo di lavoro per le donne in allattamento, obbligando i datori di lavoro a garantire un ambiente lavorativo sicuro o a modificare le mansioni della lavoratrice o a concederle una dispensa temporanea dal lavoro se ci fossero dei rischi.

Quanti mesi sono di allattamento a rischio?

In Italia, la legge prevede che l’allattamento a rischio sia garantito fino a quando il bambino non compie un anno. Durante questo periodo, la madre ha diritto a due ore di riposo al giorno per l’allattamento. Questo tempo può essere suddiviso in due pause di un’ora ciascuna o può essere cumulato alla fine della giornata lavorativa.

Come chiedere l’allattamento a rischio?

Per chiedere l’allattamento a rischio, è necessario presentare una certificazione medica che attesta la necessità di allattare il bambino al proprio datore di lavoro. Questa certificazione può essere rilasciata dal medico di famiglia o dal ginecologo. Una volta presentata la certificazione, il datore di lavoro è obbligato a concedere il permesso di allattamento.

Ci sono tre principali fattori di rischio per l’allattamento.

  1. Fisici: se la madre è esposta a radiazioni, rumore alto, estremi di temperatura, o vibrazioni come quelle dei treni o delle navi, può essere protetta nei mesi successivi al parto.
  2. Biologici: se la madre lavora in reparti di malattie infettive, mentali, o in allevamenti di bestiame, può avere accesso a protezioni speciali.
  3. Chimici: se la madre è esposta a agenti chimici, gas, polveri, mercurio, farmaci antimitotici, pesticidi, o sostanze tossiche, può avere accesso a protezioni speciali.

La legge vieta inoltre le lavoratrici incinte o in allattamento di svolgere lavori pesanti, pericolosi o insalubri. Questi includono lavori che espongono a silicosi e asbestosi, radiazioni ionizzanti, lavori su scale o impalcature, lavori che richiedono di stare in piedi per molto tempo, lavori con macchine a pedale, lavori con macchine vibranti, lavori in reparti di malattie infettive o mentali, lavori agricoli con sostanze tossiche, lavori a bordo di navi, aerei, treni, autobus o altri mezzi di trasporto. Per maggiori dettagli, se pensi che il tuo sia un lavoro a rischio, vale la pena consultare direttamente il testo del decreto che ti abbiamo linkato a inizio pagina.

allattamento a rischio

Come si fa a prolungare la maternità?

La maternità può essere prolungata per diverse ragioni, tra cui complicazioni durante la gravidanza, la nascita pretermine del bambino o se la madre sta allattando un bambino con problemi di salute. Per prolungare la maternità, è necessario presentare una certificazione medica al proprio datore di lavoro e all’INPS. La durata della proroga dipende dalla situazione specifica.

Quanti soldi danno per l’allattamento?

Il permesso di allattamento è un diritto retribuito. Durante il periodo di allattamento a rischio, la madre riceve una retribuzione pari all’80% dello stipendio. Questo importo è pagato direttamente dall’INPS e non dal datore di lavoro. Il pagamento avviene mensilmente, solitamente entro il 10 del mese successivo.

Quali sono i lavori considerati a rischio per la gravidanza?

Come abbiamo detto, ci sono molti lavori che possono essere considerati a rischio per la gravidanza. Questi includono, ma non sono limitati a, lavori che implicano l’esposizione a radiazioni, sostanze chimiche pericolose, condizioni di lavoro stressanti, rumore eccessivo, temperature estreme e la necessità di sollevare carichi pesanti. Se sei incinta o stai allattando e sospetti che il tuo lavoro possa essere a rischio, dovresti parlarne con il tuo medico o con un consulente della salute sul lavoro. L’allattamento a rischio è un diritto fondamentale per le madri lavoratrici. È importante essere informati su questo argomento e conoscere i propri diritti.

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Dott.ssa Claudia Denti

Laureata in Scienze dell’Educazione, si occupa di aiutare i genitori a crescere bambini sani e felici secondo principi validati dalla comunità scientifica.
Fondatrice di Genitore Informato e ideatrice del metodo Sonno Felice - certificata Sonno Sicuro e Primo Soccorso Pediatrico - supporta i genitori nel loro viaggio dal 2014.

Dott. Severino Cirillo

Laureato in Community Health, è il CEO di Genitore Informato e si occupa di validare l'informazione scientifica del blog e coordinare il team di esperti della redazione, composto da ginecologi, ostetriche, psicoterapeuti e altre figure del benessere e della salute in gravidanza, perinatale e genitoriale.

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