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Ottobre 19, 2021

Molti genitori si chiedono: “I bambini bilingue iniziano a parlare in ritardo rispetto ai bambini che parlano una lingua sola?”

Quando i genitori di bambini molto piccoli hanno diversa nazionalità, accade spesso che possano vivere l’ansia di generare confusione nell’apprendimento e nello sviluppo del linguaggio semplicemente esprimendosi nella loro madre lingua.

Sfatiamo subito questo falso mito: il bilinguismo non interferisce negativamente né inibisce lo sviluppo linguistico del bambino.

È vero tuttavia che alcuni bambini possono cominciare a parlare due mesi (circa) più tardi ma:

  • non è un dato certo né matematico;
  • non esiste una correlazione diretta tra i tempi;
  • non bisogna dimenticare che i vantaggi del bilinguismo sono enormi;
  • ogni bambino ha uno sviluppo linguistico a sé, a prescindere dall’apprendimento di una o più lingue.

Una volta chiariti questi punti essenziali, che spesso generano dubbi e preoccupazioni, vediamo di scoprire insieme qualcosa in più, per chiarirci ulteriormente le idee.

Cosa si intende per bilinguismo

Se vogliamo dare una definizione di bilinguismo, possiamo indicare la caratteristica di parlare, pensare, esprimersi e successivamente leggere e scrivere, indifferentemente in una lingua o nell’altra.

Di solito viene indicata come madrelingua quella del contesto di relazione o, più semplicemente, del paese in cui si cresce, che si sia appresa in maniera assolutamente spontanea e ad un livello che consenta di relazionarsi in maniera naturale in qualunque ambito sociale e lavorativo.

bambino bilingue

Quando inizia a parlare un bambino bilingue?

Il bambino bilingue inizia a parlare esattamente alla stessa età del bambino mono-lingua: intorno ai 12 mesi comincerà a pronunciare le prime parole.

Contrariamente a quanto si sosteneva in passato oggi sappiamo con certezza che gli stimoli ricevuti dal bambino con l’uso di due lingue, non solo non lo confondono ma, al contrario, dalla mescolanza dei termini gli donano ricchezza dapprima espressiva e, successivamente lessicale.

Alla luce di quanto abbiamo detto, non abbiate timori a parlare la vostra lingua al bambino: gli state facendo un regalo!

Come imparano le lingue i bambini?

Quando si è genitori di bambini da 0 a 3 anni, esprimersi nella propria lingua sarà l’input che determinerà, da parte del bambino, l’assimilazione di un doppio linguaggio.

Ciò avverrà in maniera completamente spontanea e inconsapevole: pertanto sarà un’evoluzione totalmente naturale.

Per una, due o più lingue, il modo di imparare rimane sempre uguale: i bambini ascoltano i suoni, familiarizzano con loro e imparano a riconoscerli e collocarli.

Ancor prima di parlare infatti, sono in grado di eseguire dei piccoli compiti associando i nomi agli oggetti: esempio tipico “prendi la palla“, compiono l’azione giusta pur non avendo ancora acquisito la capacità di dire “palla“.

Le tappe principali di bambini bilingue

Anche le tappe principali saranno uguali per i bambini bilingue: sarà forse più difficile da parte dei genitori rendersene conto!
Infatti quando comincerà la lallazione, tra i sei e i dieci mesi, il bambino potrebbe ripetere la sillaba in una lingua o nell’altra in base al modo in cui ha acquisito familiarità con l’oggetto in questione.

Intorno all’anno comincerà a pronunciare le prime parole e verso i due anni pronuncerà delle frasi brevi e semplici, esattamente come i bambini mono-lingua.

Crescendo magari comincerà a ‘mischiare’ le lingue, inserendo in una frase una determinata parola dell’altra lingua: questo di solito accade in base alla frequenza con cui si utilizza una parola: se, per esempio, il bambino è abituato a dire dog esprimendosi in italiano potrebbe dire porto a spasso il dog.

Un altro caso emblematico di quello che viene definito Code Mixing è rivolgersi in italiano al genitore francese e fare il contrario con l’altro. Esistono varie metodologie per aiutare il bambino nello sviluppo di una sorta di coerenza e opportunità dell’usare una lingua anziché l’altra.

  • si può scegliere di ribadire il concetto nella propria lingua,
  • fingere di non capire;
  • chiedere se si è ben compreso il concetto;
  • continuare come se nulla fosse oppure adottare la lingua scelta dal bambino per quella conversazione.

È giusto che il genitore scelga la metodologia che ritiene più adatta al proprio figlio.

È fondamentale comprendere che questa è una tappa evolutiva di affinamento del linguaggio che si manifesta molto frequentemente e che non rappresenta nel modo più assoluto un problema.

bilinguismo bambini

Quando iniziare a preoccuparsi se un bambino non parla?

Se un bambino manifesta un ritardo significativo nel linguaggio, la prima cosa da fare sarà rivolgersi a un logopedista per verificare non ci sia una difficoltà di tipo patologico.

Il ritardo in ogni caso non è correlato all’uso delle due lingue, ma si sarebbe palesato anche usandone una sola.

Si verifica inoltre molto spesso che ci si trovi di fronte a un parlatore tardivo: condizione che in gran parte dei casi si risolve benignamente, senza alcun problema né conseguenze, in maniera del tutto spontanea.

Ovviamente, qualora ci fosse una diagnosi di tipo clinico, ogni scelta andrà ben ponderata e condivisa tra i genitori e lo specialista: sarebbe ingiusto e inopportuno dare consigli generici quando in realtà ogni caso deve avere una sua valutazione.

Quali esercizi fare per aiutare il bambino a parlare?

Gli esercizi per aiutare il bambino a parlare sono sostanzialmente uguali a quelli che si fanno normalmente per sollecitare lo sviluppo del linguaggio.

Bisogna avere una comunicazione naturale con il bambino; incrementare il dialogo; dedicare del tempo alla lettura: questo arricchirà il linguaggio perché capiterà di incontrare vocaboli che comunemente magari non utilizziamo.

Bisogna invece prestare attenzione se il bambino, pur essendone capace, rifiuta di usare l’altra lingua.

Potrebbe nascondere infatti la voglia di non esser diverso dai suoi compagni; il volersi far capire anche dai familiari che non condividono questa lingua; il non aver ancora acquisito padronanza. Anche in questi casi, la strada migliore da seguire é non forzare e rispettare i suoi tempi.

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Dott.ssa Claudia Denti

Laureata in Scienze dell’Educazione, si occupa di aiutare i genitori a crescere bambini sani e felici secondo principi validati dalla comunità scientifica.
Fondatrice di Genitore Informato e ideatrice del metodo Sonno Felice - certificata Sonno Sicuro e Primo Soccorso Pediatrico - supporta i genitori nel loro viaggio dal 2014.

Dott. Severino Cirillo

Laureato in Community Health, è il CEO di Genitore Informato e si occupa di validare l'informazione scientifica del blog e coordinare il team di esperti della redazione, composto da ginecologi, ostetriche, psicoterapeuti e altre figure del benessere e della salute in gravidanza, perinatale e genitoriale.

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