Introdotta circa un secolo fa da un medico spagnolo, il dottor Fidel Pagés, che la brevettò soprattutto allo scopo di aiutare i pazienti a gestire il dolore negli interventi post chirurgici, l’epidurale oggi rappresenta un’importante tecnica utilizzata in molteplici campi, ma soprattutto nel parto.
Vediamo esattamente cos’è, quali sono i rischi connessi alla pratica e come viene effettuata.
Cos’è l’epidurale?
Con il termine “epidurale” ci si riferisce a una modalità di anestesia che viene praticata a livello locale, capace di attutire notevolmente il dolore fisico del paziente.
Oggi l’epidurale rappresenta una tecnica molto nota e utile per la gestione del dolore, spesso utilizzata durante il parto, anche se in alcuni casi viene impiegata allo scopo di ridurre il dolore del paziente in seguito ad operazioni chirurgiche, unitamente ad altre tecniche anestesiologiche negli interventi post-chirurgici.
A differenza dell’anestesia spinale (usata per il parto cesareo), l’epidurale viene effettuata tramite un cateterino di anestetico o analgesico all’esterno dello spazio subaracnoideo.
La pratica non produce conseguenze per il futuro nascituro, né è incompatibile con la possibilità di allattamento.
Nel corso 2018 l’OMS ha approvato un importante documento che sancisce il diritto della partoriente all’epidurale, ormai entrata anche in Italia nei LEA (ovvero nei livelli essenziali di assistenza).
A cosa serve l’epidurale?
L’anestesia epidurale serve per alleviare il dolore del paziente tramite la somministrazione locale di un’iniezione di anestetici e analgesici, effettuata a livello dello spazio epidurale del midollo spinale.
Il suo scopo è quello di annullare la sensazione di dolore del paziente nella parte immediatamente inferiore del corpo, ovvero nel busto e lungo i due arti inferiori.
Le situazioni in cui gli specialisti intervengono con l’anestesia epidurale sono soprattutto le seguenti: il parto naturale, il taglio cesareo e gli interventi chirurgici effettuati al torace, al ginocchio e all’anca.
La somministrazione di un’epidurale richiede l’intervento di un anestesista, che visita la persona che deve subirla in anticipo sul ricovero in modo da essere sicuri di poterla utilizzare.
Per quanto riguarda la sicurezza del paziente, l’epidurale rappresenta una pratica sicura ed efficace, con rarissimi effetti collaterali e incidenti di percorso (praticamente quasi zero)

Quanto è dolorosa l’epidurale?
La pratica dell’anestesia epidurale non è dolorosa, una lieve sensazione di fastidio o dolore potrebbe essere avvertita soltanto nel momento in cui il medico inserisce l’ago-cannula o il catetere.
In quel momento è infatti possibile che venga avvertita una sensazione di fastidio a livello locale, dovuta perlopiù alla leggera anestesia pre-inserimento della cannula.
Se il catetere sfiora i nervi spinali, la paziente potrebbe avvertire una leggera sensazione di formicolio alla schiena, simile a una scossa elettrica.
Subito dopo la somministrazione dei farmaci il paziente inizia ad avvertire un senso di formicolio e intorpidimento nel tratto della schiena e degli arti inferiori, che via via che passano i minuti potrebbero essere avvertiti come sempre più pesanti.
Nel momento in cui la somministrazione viene interrotta, le sensazioni di pesantezza e intorpidimento iniziano a ridursi e dopo 1-3 ore circa svaniscono completamente.
Quali sono i rischi dell’epidurale?
In linea generale, l’anestesia effettuata localmente con l’epidurale è sicura e non comporta rischi di salute per il paziente.
Tuttavia ciò non significa che la pratica sia esente da controindicazioni, queste ultime sono legate sopratutto ai rischi che il paziente soffra di allergie ai farmaci iniettati, che abbia problemi di coagulazione o importanti deformazioni alla colonna vertebrale, che sia presente un’infezione generalizzata o locale vicino al sito in cui va praticata l’iniezione.
In alcuni casi, come ad esempio per problemi di ernia al disco, lo specialista preferisce evitare il ricorso alla pratica, in base a una valutazione clinica complessiva della salute del paziente.
Per quanto riguarda i possibili effetti collaterali invece, assai rari, l’epidurale potrebbe scatenare patologie come meningite, trombosi cerebrale, ematoma epidurale, e danni neurologici. In ogni caso la pratica viene utilizzata dai medici anestesisti soltanto, come abbiamo detto, dopo aver effettuato una visita anestesiologica accurata, dopo aver valutato le condizioni cliniche del paziente.
Tra gli effetti più frequenti dell’epidurale – reversibili – troviamo cefalea, senso di nausea e mal di schiena, prurito e infezione nel punto di somministrazione (quest’ultima si può manifestare anche a distanza di molto tempo dalla procedura di iniezione, e nel caso in cui vada a toccare le radici dei nervi spinali potrebbe anche far scaturire un grave danno neurologico).
Le complicanze gravi comunque, come le convulsioni, il danno neurologico permanente, la paraplegia o la morte del paziente, esistono ma sono estremamente rare.
Come funziona l’epidurale per il parto?
La somministrazione dell’anestesia epidurale per il parto viene effettuata tramite un’apposita siringa, iniettando dei farmaci anestetici lungo la colonna vertebrale, in particolare all’interno dello spazio c.d epidurale.
Quest’ultima è una zona della colonna vertebrale caratterizzata da alcuni millimetri di spessore (tra i tre e i sei), e l’anestesia epidurale viene effettuata proprio in questo punto posizionato prima della dura madre contenente il midollo spinale, iniettando farmaci anestetici.
La paziente viene posizionata seduta con la schiena piegata in avanti oppure in piedi appoggiata al lettino in caso di difficoltà a piegarsi in avanti da seduta, in modo da favorire il raggiungimento dello spazio epidurale e procedere con la somministrazione dei farmaci.

Quando non si può fare l’anestesia epidurale?
Nonostante si tratti di una pratica medica sicura per il paziente, ci sono dei casi in cui l’epidurale viene fortemente sconsigliata.
In particolare si tratta delle seguenti condizioni: problemi di coagulazione del sangue, assunzione da parte del paziente di di anticoagulanti, presenza di gravi infezioni (come ad esempio la setticemia), infezione locale del paziente a livello della schiena, ipovolemia (ovvero riduzione importante del volume del sangue), presenza di malformazioni alla schiena o importanti deformazioni della colonna vertebrale.
A dispetto dei rari rischi e delle controindicazioni, l’epidurale permette di ridurre in modo significativo la percezione di dolore del paziente, di ridurre i rischi di problemi circolatori e di infarto, di limitare gli effetti negativi dello stress legato all’intervento e di ridurre la necessità dell’uso di farmaci oppioidi.
Richiedi sempre all’ospedale in cui partorirai se è garantito il parto indolore e a quali condizioni, così che tu possa avere la miglior esperienza possibile in questo momento intenso e, speriamo, felice.
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