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Agosto 26, 2019

Il mio bambino morde!”: quante volte abbiamo visto genitori alle prese con questo problema…

Ricordo ancora dei primi anni che lavoravo al nido, i colloqui con i genitori e le comunicazioni da dover dare al genitore, segnate in rosso sulla mia agenda. 

Tra queste comunicazioni c’era sempre quella relativa ai morsi! 

La frase che ripetevo a tutti i genitori era:

Potrebbe succedere, durante l’anno che il bambino subisca o dia dei morsi ad altri bambini: in questa fase è normale che avvenga, questo è il primo luogo in cui sperimenta a lungo interazioni con sconosciuti. Il morso è un atto comunicativo che il bambino mette in atto per interagire con chi lo circonda.

Quando poi, durante l’anno, si manifestano questi episodi il genitore entra solitamente in crisi, crede di non essere un buon genitore e di non aver dato la giusta educazione al proprio bambino.

Ma cosa significa realmente quando il bambino morde?

In questo articolo andremo a vedere nel dettaglio cosa si nasconde dietro i morsi che i bambini danno ai coetanei e agli adulti.

Cosa vuol dire quando un bambino morde?

Il bambino, fino almeno ai 3 anni, fatica a gestire le proprie emozioni, questa immaturità, associata a quella di verbalizzazione, lo spinge a comunicare prevalentemente attraverso il corpo. 

Quindi possiamo dire che il morso è un mezzo di comunicazione. Non tutti i bambini mordono e non tutti lo fanno con la stessa forza. 

Possiamo dire che il bambino, nella primissima fase di scoperta, utilizza la bocca per conoscere il mondo esterno.

Fasce d’età

Il bambino cresce molto velocemente e dentro di lui cambiano continuamente tutti gli approcci e i tentativi di scoperta e comunicazione. 

Possiamo quindi differenziare l’approccio al morso a seconda del periodo di vita:

Dai 6 ai 12 mesi, come abbiamo detto in precedenza, la bocca serve per conoscere. Il bambino porta tutto alla bocca, mette in bocca gli oggetti e grazie a questo li conosce.In questa fase iniziano anche a spuntare i denti, il fastidio alle gengive e la sensazione nuova, dovuta alla presenza di piccole puntine che sporgono dalle gengive, spinge il bambino a conoscere ancora meglio la propria bocca.

Dai 12 ai 24 mesi il bambino usa il morso per testare un po’ i limiti, per giocare e per interagire, scopre che morsicare provoca delle reazioni nell’adulto e nel bambino (morsicato) e cerca di sperimentare in varie modalità.

Dai 24 mesi esprime i propri sentimenti, la propria rabbia, dissenso… Non essendo ancora in grado di gestire le proprie emozioni, il bambino si esprime attraverso anche questa modalità consolidata nel tempo. 

Motivazioni per i quali il bambino morde.

L’adulto attribuisce a questi morsi delle spiegazioni proprie, spesso molto differenti da quelle del bambino. Le motivazioni dedotte dall’adulto sono solo ipotesi. Quello che per l’adulto risulta ovvio, per il bambino non lo è! Spesso anche il bambino stesso non ha reale motivazione per quel gesto.

Il bambino potrebbe mettere in atto questa modalità per:

  • difendere qualcosa di proprio 
  • difendere sé stesso
  • esprimere la propria disapprovazione, la propria rabbia 
  • noia
  • gioco
  • comunicazione 
  • disorientamento

Le motivazioni possono essere davvero tante e ridurre a un’unica soluzione dedotta dal genitore sarebbe un errore. Per esempio, all’interno di una famiglia con almeno due figli, le liti tra fratelli potrebbero sfociare in botte e morsi, contendersi i giochi e l’affetto di mamma e papà  sono al primo posto tra le cause di questi scontri.

bambino morde

Come togliere il vizio di mordere a un bambino?

Crescendo, il bambino perde naturalmente questa modalità: al momento non ci sembrano esistere troppi uomini morsicatori adulti! È un discorso simile a quello che facciamo per il ciuccio o il dito in bocca: alcuni comportamenti, prima o poi scemano naturalmente.

Nell’immediato, un comportamento adeguato potrebbe essere quello del dialogo. 

Parlare al proprio bambino è fondamentale, anche se ancora non parla. Spiegare che con il suo gesto ha fatto male ad una persona e chiedere le motivazioni di quel gesto.

Arrabbiarsi con il bambino, urlare e allontanarlo (magari in cameretta) non serve a nulla, il bambino ha bisogno di imparare ad esprimersi in modo diverso e solo tu, genitore, puoi aiutarlo in questo.

Se tuo bambino morde non è un cattivo bambino, si tratta di un bambino che deve imparare come gestire sé stesso e averti accanto è l’unico modo che ha per imparare. Si tratta di una tappa del suo sviluppo ed è bene che venga accolta, compresa e gestita al meglio. 

È importante in questa fase essere amorevoli, ma decisi nel far rispettare le regole, tutti i membri della famiglia devono avere le stesse modalità di interazione con il bambino.  

I cambiamenti e gli scatti di crescita.

Durante una fase di cambiamento, potrebbero manifestarsi momenti di rabbia, di perdita di controllo.

L’arrivo di un fratellino, una separazione, un trauma possono essere delle cause scatenanti di comportamente abbandonati da tempo o l’inizio di comportamenti insoliti, come appunto iniziare a mordere. 

Anche in questo caso, sgridare (o sculacciare) il bambino è inutile e controproducente, quello che bisogna fare è osservare quello che sta succedendo in quel preciso periodo. 

Non arrivare a conclusioni affrettate.

Ora che sappiamo che i morsi non vengono fatti con la rabbia che intende l’adulto, con l’intenzionalità e la motivazione più ovvia; ora che sappiamo che il morso è una fase passeggera e che non è così drammatico come abbiamo sempre creduto, possiamo anche imparare che il morso è comunicazione e per eliminarlo bisogna solo insegnargli a comunicare in modalità differente. 

Quando bisogna preoccuparsi?

Il comportamento del mordere è naturale nei bambini, tuttavia potrebbe indicare un problema serio se persiste oltre i 24-30 mesi, soprattutto se avviene spesso e senza un motivo evidente. Tale abitudine potrebbe essere un sintomo di malessere psicologico, come il sentirsi trascurato a seguito dell’arrivo di un nuovo fratellino, lo smarrimento dovuto a un trasloco, l’impatto emotivo della separazione dei genitori o il dolore per una perdita familiare. Inoltre, il comportamento potrebbe essere influenzato da un approccio educativo dei genitori troppo severo o autoritario, o da aspettative irrealistiche di costante felicità e successo.

È fondamentale osservare il bambino in maniera completa in diversi contesti per determinare se necessita di attenzioni particolari. In questi casi, è vitale dialogare con i genitori e, se necessario, cercare il sostegno di un professionista.

Noi siamo con te.

Sappiamo quanto questi momenti da genitore possano essere sfiancanti e preoccupanti, ma noi siamo al tuo fianco lungo tutto il viaggio della genitorialità. Ti supportiamo attraverso le nostre guide, i nostri corsi e se ne hai bisogno con delle consulenze mirate.

Ricorda, che non sarai mai solo in questo viaggio, noi siamo con te.

Fonti

Ramming, P., & Kyger, C. S. (2006). A new bit on toddler biting: The influence of food, oral motor development, and sensory activities. YC Young Children, 61(2).
Articolo aggiornato il 22 Novembre 2023

Dott.ssa Claudia Denti

Laureata in Scienze dell’Educazione, si occupa di aiutare i genitori a crescere bambini sani e felici secondo principi validati dalla comunità scientifica.
Fondatrice di Genitore Informato e ideatrice del metodo Sonno Felice - certificata Sonno Sicuro e Primo Soccorso Pediatrico - supporta i genitori nel loro viaggio dal 2014.

Dott. Severino Cirillo

Laureato in Community Health, è il CEO di Genitore Informato e si occupa di validare l'informazione scientifica del blog e coordinare il team di esperti della redazione, composto da ginecologi, ostetriche, psicoterapeuti e altre figure del benessere e della salute in gravidanza, perinatale e genitoriale.

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