Iniziamo subito dicendo che l’inserimento all’asilo nido è un’avventura non solo per il bambino, ma più in generale per tutta la famiglia.
Molti genitori, dopo attente valutazioni, decidono di far frequentare al proprio bambino l’asilo nido. Questa scelta è tutt’altro che semplice e spesso comporta un grande stress per tutti se non affrontata nel modo migliore.
A tal proposito è bene pianificare un giusto inserimento asilo nido, ma cos’è davvero l’inserimento? Cosa fare se il bambino piange? Come affrontare con serenità il processo?
Nell’articolo risponderemo a queste e altre domande sull’argomento.
Cos’è l’inserimento al nido?
Negli ultimi tempi si parla tanto di inserimento all’asilo nido, ma non tutti sanno di cosa si tratta.
Partiamo dal determinare cosa accade quando non viene eseguito correttamente: bambini che urlano a squarcia gola, altri che si attaccano al genitore e non intendono mollarlo… questo è esattamente ciò che succede quando non viene effettuato l’inserimento, o meglio quando non si prepara né il piccolo, né il resto della famiglia, al distacco.
Per evitare che questo si verifichi bisogna preparare il piccolo in anticipo a quello che accadrà. Allo stesso tempo la mamma e il papà dovranno imparare a gestire le emozioni che entrano in gioco: separarci dal nostro bambino non è affatto semplice e ci vuole molta forza.
Letteralmente possiamo dire che l’inserimento al nido è l’atto di essere inserito in una struttura sociale esterna alla famiglia.
Differenza tra ambientamento e inserimento
Normalmente si parla di inserimento nido, ma negli ultimi tempi si predilige il termine ambientamento.
In merito si è pronunciata la pedagogista Grazia Honegger Fresco che sostiene quanto sia importante per i genitori e per i bambini parlare di ambientamento.
In questo modo si riconosce con le parole e la mente che il piccolo è assolutamente in grado di esercitare le sue capacità di adattamento, valorizzare le sue competenze e affrontare il nuovo ambiente in modo positivo.
Quindi piuttosto che assegnargli un ruolo passivo, gli si restituisce il ruolo di protagonista.
Può sembrare una sciocchezza, ma assegnare i giusti ruoli permette a tutti di vivere al meglio la nuova avventura.
Tutto dipende dal bambino, mentre i genitori e il personale scolastico hanno solo il compito di accompagnarlo e sostenere questo suo passo.
Ciò significa semplicemente provvedere un tipo di ambiente fisico e relazionale che vada incontro ai suoi bisogni.

Come fare l’inserimento al nido
Passiamo adesso alla parte pratica e analizziamo nello specifico come funziona l’inserimento all’asilo nido.
Alla base di tutto ci sono la fiducia, la condivisione e la gradualità.
Sono questi gli aspetti che permetteranno un equilibrio vincente tra bambini e asilo nido. Prima di iniziare la frequentazione dell’asilo, il genitore deve trovare un momento e un ambiente piacevole per preparare il piccolo a ciò che sta per accadere.
Molti hanno trovato utile parlarne mentre fanno una passeggiata insieme e magari vanno a vedere la scuola dall’esterno.
Quando si lascia il piccolo al nido bisogna sempre salutarlo e rassicurarlo sul fatto che di lì a poco si andrà a riprenderlo e anche se inizia a piangere è fondamentale prendersi il tempo di tranquillizzarlo.
Per aiutarlo ad adattarsi più facilmente, il genitore potrebbe proporre al bambino di portare con sé un oggetto familiare come un orsacchiotto o un giochino che solitamente usa a casa.
Il tipo di inserimento viene scelto dalla struttura che si decide di frequentare. Ci sono attualmente due inserimenti: quello classico e quello breve (o Svedese).
L’inserimento classico prevede un approccio molto graduale dalla durata di alcune settimane: in questo caso il bambino frequenta qualche ora la struttura con il genitore e col passare dei giorni, inizia a frequentare per più tempo, ma il genitore lo saluta sulla porta.
Una volta che il bambino si mostra tranquillo, inizierà a frequentare a tempo pieno.
Per quanto riguarda invece l‘inserimento svedese, il genitore e il bambino frequentano la struttura per tre giorni consecutivi, la quantità di ore è già quella del tempo pieno. Al termine dei 3 giorni, il genitore saluta il bambino sulla porta e il bambino frequenta direttamente il tempo pieno da solo.
Entrambi i modelli sono assolutamente validi e la scelta del metodo d’inserimento, come dicevamo, è a discrezione della struttura.
Quanto tempo ci vuole per l’inserimento?
È impossibile fornire una risposta univoca, in quanto ogni bambino è a sé e ognuno di loro si adatta al nuovo ambiente in modi e tempi diversi.
Ciò che deve tenere presente il genitore è che è inutile affrettare i tempi così come lasciar perdere troppo velocemente.
In genere, l’ambientamento prende dalle 2 alle 4 settimane e gli stessi coordinatori degli istituti consigliano di non forzare troppo il piccolo.
Anche la scelta del modello d’inserimento, classico o svedese, incide sulla durata dell’inserimento.
Molti genitori si chiedono “Asilo nido: da che età?“. La risposta, anche in questo caso non può essere precisa, si sceglie in base alle proprie necessità e alle proprie disponibilità economiche.
Cosa fare se il bambino piange durante l’inserimento
Purtroppo non sempre tutto va secondo i piani, e benché si prepari il bambino al distacco, può capitare che pianga a dirotto.
Se ciò dovesse accadere è importante confrontarsi con gli educatori che in quel momento si stanno occupando dell’ambientamento. Solitamente, in caso di grande difficoltà da parte del bambino, l’educatore sceglie di chiamare il genitore e di farlo venire in anticipo rispetto agli orari scelti per dare conforto al bambino.
Momenti difficili possono capitare, non solo al primo inserimento ma anche dopo le vacanze o dopo lunghe assenze per malattia.
Fondamentale è creare un legame forte e sicuro con gli educatori in modo da avere sempre la possibilità di confrontarsi e trovare il giusto approccio per rendere tranquillo e sereno il bambino.

Come arrivare sereni all’inserimento
Come abbiamo visto l’inserimento al nido può essere difficile per un bambino, ma lo è in special modo per i genitori.
Siccome i bambini colgono subito gli stati d’animo e l’ansia che possono provare mamma e papà, è di fondamentale importanza prepararsi al distacco.
Molti, all’idea della separazione iniziano a preoccuparsi, trovano difficoltà a fidarsi del personale scolastico, avvertono sensi di colpa o iniziano a soffrire di attacchi di gelosia, le mamme si sentono stanche e sfiancate da questo grande cambiamento.
Questi sono sentimenti comuni e piuttosto che negarli o nasconderli è bene prendersi il tempo di capire perché accade, fare un bel respiro e analizzare con lucidità la situazione.
Ecco perché mandare il bambino all’asilo nido
Anche se la separazione da mamma e papà non è sempre facile, mandare un bambino all’asilo nido porta a una serie di effetti positivi che influiranno sullo sviluppo e l’apprendimento del bambino.
Si è notato che i neonati che hanno frequentato il nido, nel corso del tempo si sono mostrati più aperti alla socializzazione, hanno manifestato un maggior adattamento alle regole e sono diventati più autonomi.
Normalmente in queste strutture sono disponibili giochi realizzati specificamente per le fasce di età che accolgono, e i bambini non solo sono maggiormente coinvolti ma hanno anche uno sviluppo sensoriale più rapido.
L’interazione che avviene con le educatrici, che forse saranno i primi adulti con cui si confronteranno dopo il padre e la madre, permette ai piccoli di fidarsi di altre persone, di coloro che i genitori valutano affidabili e seguiranno più facilmente le loro direttive anche in futuro.
Ci rendiamo conto che affrontare l’inserimento al nido non è affatto semplice, non solo la parte pratica ha le sue difficoltà ma spesso è la componente emotiva che gioca un ruolo fondamentale sull’andamento stesso dell’inserimento.
All’interno della mia esperienza ho effettuato molti inserimenti, se hai bisogno di informazioni, conforto o anche solo di comprendere il mondo dell’asilo nido, sono a disposizione per effettuare consulenze direttamente su questo specifico argomento.
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