Tutti i neonati piangono! Il pianto del bambino è la cosa più evidente in tutti i nostri piccoli.
Questa è una parte cruciale della nascita di un bambino che mette a dura prova il nostro livello di sopportazione e si radica così a fondo dentro di noi, la nostra mente e le nostre orecchie che anche in sua assenza ci sembra di sentirlo.
L’unico metodo di comunicazione
Alla nascita non ci sarà altro modo per comunicare.
Non c’è ancora una memoria a modificare i comportamenti e il pianto serve per richiedere nutrimento, aiuto, protezione e conforto.
Lo so, diventa quasi insostenibile e l’ansia inizia ad assalirti appena ti rendi conto che non esiste interruttore in grado di risolvere il problema.
Il neonato – in questo caso parliamo di 0-12 mesi – piangerà principalmente per le situazioni che andremo a osservare a breve, ma non è da escludere che le variabili in gioco siano ben altre.
Cosa posso fare per il pianto del bambino?
Il primo passaggio importante che dobbiamo fare, come dico sempre, è quello di osservare il nostro bambino.
Attraverso l’osservazione potremo imparare molto di lui e dei suoi comportamenti, ma soprattutto delle sue necessità.
Vediamo perché il bambino neonato piange:
- Ha fame
- Ha sonno
- Ha dolore
- Pianto da distacco
“Eh, adesso che lo so, cosa faccio?”
Attendi!
Aspetta qualche istante: i neo-genitori cercano spesso di attivarsi quanto prima per soddisfare tutte le possibili esigenze, ma non sempre questa è la soluzione al problema, anzi!
Fai un respiro e cerca di ascoltare il tuo bambino, così da decifrare prima il suo bisogno.
I bisogni del pianto
Bisogno 1: la fame

La fame è uno tra i maggiori stimoli che porta il bambino a piangere.
Il pianto del bambino è forte, crescente e senza sosta. Solitamente crescente e ritmico.
L’unico modo per calmarlo è allattarlo al seno o con il biberon. insomma, soddisfare le sue necessità.
Attenzione, però!
Il pianto da fame giunge DOPO piccole avvisaglie che è bene conoscere:
- Il bambino inizierà a portarsi la mano alla bocca più volte
- Cercherà il seno della madre
- Compirà movimenti dentro e fuori la bocca con la lingua.
Riconosciuti questi segni, puoi iniziare a dargli da mangiare mentre lo tranquillizzi.
Il rischio è che rifiuti il cibo nonostante la fame, a causa della forte agitazione.
Bisogno 2: il Sonno

Il neonato si stanca molto facilmente: tutti gli stimoli provenienti dall’esterno e la vita difficile che lo aspetta fuori dall’utero materno lo stressano molto.
I bambini hanno tempistiche e durate diverse di sonno, ma in linea generale il neonato dorme in media 16 ore su 24.
Durante il sonno il bambino attraverserà due fasi:
- La fase REM (Rapid Eye Movement) dove notiamo un respiro regolare, delle piccole smorfie e leggeri movimenti. Si troverà spesso a svegliarsi, ma riprenderà subito il sonno: quindi, per favore, attendi, prima di interagire con lui!
- Il sonno profondo: in questo caso difficilmente riuscirai a svegliare il bambino.
Ma torniamo a noi: perché piange?
Perché è molto stanco e si trova nella situazione di non riuscire a dormire perché sovrastimolato. In questi casi lo si può allattare, cambiarlo, giocarci/coccolarlo e DOPO metterlo a dormire.
Organizzare rituali (proporre rituali) e mantenere una routine del sonno aiuterà sicuramente sia lui, che te nella gestione del quotidiano.
Bisogno 3: Dolore
Questo tipo di pianto diventa inconsolabile!
Sicuramente il contatto con la figura adulta lo calmerà, lo tranquillizzerà ma non allevierà il suo dolore.
Ricordiamoci che il bambino percepisce dolore e fastidio come se fosse la prima volta: questo lo spaventerà, lo agiterà ben oltre la sensazione di dolore stesso.
Le urla e l’agitazione portano spesso a difficoltà nel prendere aria. In questo caso cosa fare?
Stai tranquilla!
Se il bambino va in apnea, consolalo: farti dominare dall’ansia non serve comunque a niente.
Fai un piccolo soffio nella bocca rimasta sicuramente aperta e vedrai che in breve tornerà a respirare.
I tipi di dolore
Ci sono pianti di dolore che si ripresentano in alcuni momenti della giornata, come il mal di pancia o dolori di altro genere: coliche, gengive, malattie infantili…
Nel caso in cui si riconoscano le cosiddette “coliche gassose” è consigliabile massaggiare il pancino in maniera delicata, un passaggio importante che puoi imparare attraverso un corso di Massaggio infantile , attraverso movimenti ripetitivi oppure cullandolo.
Se non riconosci la motivazione del pianto, chiama il pediatra.
Bisogno 4: Distacco
Ebbene sì: il bambino, dalla nascita fino al momento del separarci dal nostro bambino, vivrà in totale simbiosi con voi e quando deciderete di allontanarvi anche per brevissimi istanti il suo pianto e la sua protesta non tarderanno ad arrivare.
Controllerà la situazione e, quando si accorgerà che i vostri occhi non stanno più incrociando i suoi, allora si struggerà in singhiozzi e lacrime.
Ecco perché è bene lasciare che sperimenti il silenzio e lo stare da solo anche a poche settimane dalla nascita.
Attenzione però: non abbandonarlo mai!
Il mio consiglio è di svolgere le faccende di casa in tranquillità, richiamandolo con la voce e alternando piccoli momenti di distacco.
Intorno agli 8 mesi di vita, il bambino si preoccuperà e soffrirà sempre più dell’allontanamento della figura di riferimento.
Il motivo? Non possiede ancora una matura comprensione delle dimensioni di spazio e tempo. Di conseguenza, quando vedrà la mamma allontanarsi, penserà di non rivederla più; non riesce ancora a percepire il ritorno e a viverlo in modo sereno.
Fondamentale, in questa fase, è il gioco del cucù.
Attraverso questo gioco il bambino vedrà sparire e ricomparire le persone e gli oggetti. Inizierà a elaborare che le persone possono allontanarsi dalla sua visuale ma che poi torneranno.
Di questi problemi con molte sfaccettature, il sonno lo trattiamo in questo articolo: “MIO FIGLIO NON DORME, COSA POSSO FARE?”