Il pianto è una delle prime sfide a cui sono sottoposti genitori e figli, così come lo sono le coliche.
Il primo pianto che sentiamo è subito dopo il parto, in quel caso conosceremo la voce di nostro figlio e la prima comunicazione.
Esistono tanti tipi di pianto a seconda delle situazioni, delle necessità e dei bisogni di un bambino.

Quando il pianto è un disagio?
In Inghilterra, l’università di Warwick, una delle venti università più importanti al mondo, un team cerca di trovare delle buone risposte per migliorare la qualità della vita delle persone.
Hanno cercato delle risposte anche per le coliche e sul pianto del bambino.
Lo psicologo Dieter Wolke è stato in grado di ricostruire i percentili del pianto, misurando l’intensità del pianto medio dei bambini dislocati in varie parti del mondo.
Ha quindi riconosciuto, nella sua tabella, che un pianto eccessivo necessita di un intervento mirato. Piangere produce stress sia nel bambino che nell’adulto.
Cosa succede a 3 mesi?
A tre mesi inizia la regolazione fisiologica, il bambino inizia a regolare il sonno-veglia, impara a gestire di più la propria autoconsolazione, attraverso il ciuccio o il dito in bocca e anche il pianto si riduce. La riduzione del pianto avverrebbe intorno 3-6 mesi. Questo è un periodo di tanti scatti di crescita che è bene conoscere.
Il pianto eccessivo prolungato è quel pianto che non si ferma nemmeno a sei mesi, ma continua fino all’anno di vita.
Solitamente questo pianto eccessivo capita a un bambino su quattro ed è un pianto che disturba tutto il quotidiano del bambino.
In questo caso non si tratta di un pianto interno al bambino che avviene per motivi emozionali o di agitazione, ma presenta vari disturbi: il bambino non mangia, ha un sonno continuamente interrotto, si lamenta spesso…
Alcuni lo definiscono come: disturbo di regolazione multipla.
La soluzione che solitamente si adotta è quella di intervenire su ogni singolo problema, come ad esempio:
non dorme? diamo la melatonina
non mangia? diamo le vitamine
non si calma? diamo gocce calmanti ecc.
Tutti questi sintomi sono però interconnessi, non si tratta solo di irritabilità del bambino, c’è qualcosa che va oltre. Dalle ricerche si capisce che questi bambini, il cui pianto va oltre i sei mesi in modo intensificato, soffrono di un iniziale disturbo dell’attenzione, iperattività e di socializzazione.
È bene quindi non ridurre tutto ad una semplice causa- effetto, ma avere uno sguardo più ampio e completo del nostro bambino.

Dunque, cosa sono le coliche?
Il pianto del bambino spesso viene associato a questa parola: coliche.
Ma cosa sono le coliche?
La colica viene vista come una malattia, ma in realtà le coliche sono un enigma.
Secondo la ricerca, anche quella recente, non si riesce a definire la colica.
Infatti per colica si intende:
- gas nella pancia
- intestino immaturo
- crampo
- intolleranza
- presenza di fumo
- ansia propria del bambino
- ansia dei genitori
- depressione postpartum
- …
Semplicemente si dovrebbe sostituire la parola “coliche” con “pianto inconsolabile”.
La colica infatti è un nome che definisce una quantità di sintomi così grande, che non è riconducibile ad una singola problematica.
Se hai sempre pensato che la colica fosse solo la presenza di gas nella pancia, bè ti sei sbagliato.
La colica può essere davvero tutto o niente.
Secondo le ricerche, il pianto addirittura anticiperebbe le coliche.
Al St. George’s Hospital, hanno preso più di 70000 famiglie e hanno studiato il pianto del bambino e le risposte dei genitori a questo pianto e hanno riscontrato che il cambio di dieta non era efficace e che la colica non è dentro il bambino, ma nelle sue interazioni.
I bambini che vivono in famiglie particolarmente ansiose presentano più disturbi delle cosiddette coliche, gli stessi bambini allontanati da queste stesse famiglie smettevano di manifestare questi pianti inconsolabili.
Il pianto eccessivo sembrerebbe appunto legato alla relazione dei bambini coi genitori.
La Cochrane Library, l’ente più importante per la ricerca, indica che i probiotici, le erbe, l’osteopatia hanno un’efficacia relativa: probabilmente funzionano, secondo queste ricerche, perché tranquillizzano i genitori.
Se dopo due settimane, però, il trattamento non ha dato i suoi benefici sarebbe opportuno cambiarlo.
Quello che propone la Cochrane Library è di andare a rivedere i rapporti sociali.
Cosa fare quindi quando il bambino piange eccessivamente?
Contattare il pediatra e richiedere una visita approfondita è tra le prime cose che bisogna fare per escludere quelle che sono manifestazioni di problemi di salute concreti.
Una volta esclusi questi problemi, una volta che il tutto viene ridotto alla classica “colica”, il consiglio è quello di migliorare le interazioni con il bambino e, soprattutto, ridurre lo stress del genitore.
Per ridurre lo stress del genitore è necessario:
- riposare
- svolgere attività fisica
- meditare
- chiedere aiuto nelle faccende domestiche
- chiedere aiuto nella gestione del bambino
- condividere il proprio stato d’ansia con il partner
Ci sono delle coccole, come ad esempio il massaggio infantile che sono sia dei massaggi che un’ottima modalità di interazione con il bambino che avvicina e fortifica il rapporto tra genitori e bambino.

Se in questo momento stai incontrando dei problemi di questo tipo con il tuo bambino, dopo aver fatto le indagini fisiche necessarie, ricordati di prenderti cura del tuo rilassamento e delle tue emozioni.
Mantieni dunque un contatto sano con il tuo bambino e vedrai che questi sintomi si allevieranno fino a sparire.
Per aiutarti in tutto questo percorso ho creato una communit riservata in cui sono sempre presente e in cui ho chiesto la collaborazione di esperti dell’infanzia, per darti il miglior supporto possibile durante tutto questo periodo impegnativo. Se vuoi farne parte, puoi entrare dal bottone qui sotto.