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Novembre 30, 2018

Mio figlio non dorme: lo sentiamo veramente troppo spesso.

Nella vita poche cose sono realmente indispensabili e una di queste è il sonno
Molti genitori si trovano in estrema difficoltà quando il loro bambino, tanto desiderato e amato, non li lascia dormire per settimane intere.

Come fare se mio figlio non dorme?

Un ottimo punto di partenza è quello di osservare nostro figlio.

Rispondere a queste semplici domande è molto utile:

  • Quando mio figlio non dorme?
  • Come si comporta quando si sveglia?
  • Piange? Si agita o è quieto?

L’osservazione ci dirà molto sul perché il bambino non dorme, se è agitato e visibilmente dolorante magari gli sta venendo l’influenza, oppure ha mal di denti… non sottovalutiamo un reale dolore fisico.

A questo punto, quello che possiamo fare è controllare la febbre, alleviare il fastidio ai denti con del gel specifico, fare una sorta di check up generico.
Nel caso in cui si riscontrasse qualcosa, meglio avvisare subito il medico!

Mio figlio non dorme: se il bambino sta bene

A questo punto possiamo vagliare altre possibilità. 

L’alimentazione

Quello che il bambino mangia gioca un ruolo importante!
Proviamo a pensare a cosa ha mangiato, ci aiuterà ad escludere intolleranze e allergie.
Nel caso in cui nostro figlio non riesca a dormire dopo aver ingerito cibi fuori dalle sue abitudini, potrebbe avere reazioni quali:

  • dolori alla pancia
  • aria
  • gonfiore
mio figlio non dorme

In questi casi i risvegli sono dovuti a crampi. Senza scomodare il dolore, potrebbe essere tutto dovuto a una digestione parziale, un’eccessiva quantità di cibo o una scarsa quantità.

In questo caso piangerà perché ha ancora fame.
Durante lo svezzamento è importante prestare molta attenzione alla reazione che il nostro bambino avrà al cibo introdotto, questo ci permetterà di escludere allergie, intolleranze e altri “effetti collaterali”.

Cambiamenti

I bambini sono molto sensibili ai cambiamenti. Modifiche sostanziali, anche se avvenute durante la giornata, hanno ripercussioni importanti nella fase di sonno.

Prendiamoci del tempo per aiutare il bambino a elaborare tutto quello che succede e lo aiuteremo a dormire più serenamente.

Esclusi i malesseri, possiamo imparare a riconoscere le fasi di sonno e come cambiano a seconda dell’età.

Le fasi del sonno

Quali sono le fasi di sonno/veglia?

  • Sonno profondo
  • Sonno leggero (REM – rapid eye movement)
  • Dormiveglia
  • Veglia attiva
  • Veglia agitata
  • Pianto

Vediamo insieme le prime 3 fasi, che sono appunto quelle che riguardano il sonno.

  1. Durante la fase di sonno profondo il bambino respira lentamente, profondamente e in modo regolare; non compie movimenti con gli occhi e l’attività del corpo è molto bassa con sporadici movimenti o sussulti.
    Proprio in questa fase il bambino cresce e si sviluppa.

  2. Durante la fase di sonno leggero (REM) la respirazione è più veloce e irregolare, gli occhi compiono movimenti molto rapidi sotto le palpebre e potrebbe succedere che si aprano anche le palpebre.
    In questa fase il cervello del bambino è molto attivo, rielabora le informazioni immagazzinate durante l’intera giornata e le organizza come esperienze.

  3. La fase di dormiveglia è una fase di transizione, lo sguardo è  stanco, palpebre pesanti, respirazione e movimenti variabili, risposta ritardata agli stimoli.
    Durante questa fase il bambino potrebbe riaddormentarsi o svegliarsi completamente.

Perché è importante conoscere le fasi di sonno?

Riconoscendole siamo in grado di interpretare e individuare quando è opportuno interrompere il sonno del bambino.

Durante la crescita del bambino, i passaggi da una fase all’altra saranno più regolari e meno difficoltosi.

Alla nascita i ritmi saranno imprevedibili e, man mano che crescerà, cambieranno in concomitanza con lo sviluppo cerebrale.

Si allungherà il periodo di veglia e diminuirà il periodo di sonno.

Ecco perché i bambini a circa 3 anni non dormono più a metà pomeriggio.

Come posso aiutarlo a riaddormentarsi?

  • Possiamo stabilire un rituale!
    Ecco alcuni esempi: una favola, una canzoncina, un massaggio ecc.
    Lo replichiamo, poi, ogni volta prima di dormire.

  • Durante il risveglio notturno, possiamo imparare ad ATTENDERE: non significa lasciare il bambino in balia di sé stesso ma lasciargli il tempo per trovare strategie autonomamente per autoconsolarsi e riaddormentarsi.
    Lasciamogli accanto un ciuccio, un pupazzetto o la sua copertina preferita: oggetti di questo genere danno sicurezza e conforto al bambino, attraverso questi oggetti il bambino impara ad autoconsolarsi.
  • Se non dovesse addormentarsi da solo, potremmo semplicemente sederci accanto al suo lettino, far sentire la nostra presenza accarezzandolo con una mano e riproporre il “rito del sonno” che abbiamo visto prima.
  • Se non dovesse funzionare neanche questo, prenderlo in braccio potrebbe essere una soluzione. Questa decisione non significa dare un vizio!
    Semplicemente potrebbe aver bisogno di contatto.
    I bambini molto piccoli necessitano di contatto: spesso prendere in braccio il nostro bambino quando non dorme lo aiuta a calmarsi.

Quello che è importante fare è aiutarlo a organizzare da solo il proprio sonno, questo non significa non intervenire mai, ma semplicemente imparare a lasciarlo imparare.

Un ottimo rituale che potreste mettere in atto è quello del massaggio, il massaggio infantile i cui benefici puoi leggere qui.

Se vuoi risolvere una volta per tutte ogni problema di tuo figlio con il sonno (e magari tornare a dormire bene), qui sotto trovi la nostra guida definitiva sul sonno del bambino.

Clicca pure il bottone qui sotto, noi ci sentiamo alla prossima!

Dott.ssa Claudia Denti

Laureata in Scienze dell’Educazione, si occupa di aiutare i genitori a crescere bambini sani e felici secondo principi validati dalla comunità scientifica.
Fondatrice di Genitore Informato e ideatrice del metodo Sonno Felice - certificata Sonno Sicuro e Primo Soccorso Pediatrico - supporta i genitori nel loro viaggio dal 2014.

  • […] Alimentazione al seno e alimentazione artificiale sono differenti. Quantificare l’alimentazione al seno è molto difficile, più il bambino richiede il latte più la mamma naturalmente ne produrrà. Lasciamo che il bambino scelga i suoi ritmi naturali, se il bambino piange perché ha fame allora diamogli da mangiare, se il bambino si trova a dormire serenamente non è necessario svegliarlo e interrompere il sonno.  […]

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