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Marzo 6, 2023

Hai mai sentito nominare lo sciopero del lattante? Partiamo dai fatti: ovviamente non esiste un vero e proprio sciopero del lattante, ma ci sono molte situazioni in cui il bambino rifiuta il latte della mamma con le più svariate motivazioni. In questo articolo vediamo quali possono essere e quando il bambino decide di “scioperare” dalla mamma.

Perché il bambino piange quando si attacca al seno?

Se l’allattamento al seno è normalmente uno dei momenti più belli per un bambino, che trova il contatto con la madre e viene allo stesso tempo sfamato e idratato, rimangono comunque diverse ragioni per cui un bambino potrebbe piangere quando viene attaccato al seno:

  1. Fame: il pianto potrebbe essere un segnale di fame e il bambino potrebbe piangere perché abbiamo ritardato un po’ troppo il momento in cui lo attacchiamo e risulta stremato e “disperato”;
  2. Difficoltà nel trovare il capezzolo: non sempre per il bambino è semplice trovare l’attacco giusto e potrebbe sopraggiungere un po’ di frustrazione per il mancato allattamento;
  3. Problemi di suzione: se il bambino ha difficoltà a succhiare, può piangere perché ha bisogno di più tempo per imparare a succhiare correttamente.
  4. Dolore: il bambino potrebbe piangere se ha del dolore o una lesione alla bocca o alla gola, oppure se è in fase di dentizione;
  5. Stanchezza: se il bambino è molto stanco e ha superato il momento dell’addormentamento, potrebbe piangere perché non ha l’energia per succhiare il latte materno e perché sta tentando di addormentarsi senza riuscirci.
  6. Disturbi gastrointestinali: a volte il pianto del bambino può essere dovuto a problemi gastrointestinali, come il reflusso gastroesofageo o le coliche;

In generale, il pianto del bambino durante l’allattamento al seno potrebbe essere un segnale di un problema, momentaneo o più serio, che va risolto e dobbiamo prenderlo come un messaggio, più che un motivo di frustrazione.

Sciopero lattante

Quando il bambino rifiuta il seno?

Teniamo sempre presente che il momento della nutrizione è un momento di grande benessere per il bambino (lo è spesso anche negli adulti) e quindi il pianto è un segnale contrastante. Se il bambino arriva a rifiutare il seno, i motivi potrebbero essere molteplici.

Un primo possibile problema è l’abitudine di attaccarlo al seno ad ogni pianto: essendo il pianto il segno di molti tipi diversi di disagio, potrebbe essere che il bambino in quel momento non ha effettivamente fame o sete, per cui potrebbe rifiutare di attaccarsi alla mamma.

Un’altra possibilità, in età leggermente più avanzata, potrebbe essere il bisogno naturale del bambino di distaccarsi – specie se siamo in fase di svezzamento avanzato – dall’alimentazione data dalla mamma: ormai è pronto ad alimentarsi in maniera più completa e manda il segnale che il periodo dell’allattamento è finito.

Quando si staccano spontaneamente dal seno?

Teniamo presente sempre che l’OMS raccomanda un allattamento continuativo almeno fino ai 6 mesi, ma specifica che l’allattamento al seno – dove scelto e possibile, in alternativa all’allattamento artificiale – può essere continuato fino a quando mamma e bambino ne giovano fisicamente e psicologicamente.

Arriva un momento, che sia intorno all’anno o ad età più avanzate (spesso anche abbondantemente oltre i 3 anni), in cui il bambino è pronto a smettere di prendere il seno: in quel momento, i segni che manderà sono abbastanza inequivocabili ed è importante fare seguito alle sue richieste.

Sappiamo che può essere difficile “lasciar andare” (anche se spesso può essere un vero e proprio sollievo) e per questo bisogna mettere da parte i nostri desideri se collidono con quelli del bambino: il benessere dev’essere di entrambi.

Sciopero del poppante

Quanto dura lo sciopero del lattante?

Durante quello che chiamiamo lo sciopero del lattante (o sciopero del poppante) il bambino potrebbe sembrare irrequieto, agitato e si stacca e si attacca dal capezzolo senza effettivamente nutrirsi. Durante questi giorni la mamma potrebbe sentirsi un po’ affranta, perché sente un rifiuto apparentemente immotivato da parte del bambino e questo può essere impegnativo a livello emotivo. In realtà di solito queste sono situazioni che si risolvono in pochi giorni, nei quali valutare se questo è un rifiuto definitivo e quindi comportarsi di conseguenza.

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Dott.ssa Claudia Denti

Laureata in Scienze dell’Educazione, si occupa di aiutare i genitori a crescere bambini sani e felici secondo principi validati dalla comunità scientifica.
Fondatrice di Genitore Informato e ideatrice del metodo Sonno Felice - certificata Sonno Sicuro e Primo Soccorso Pediatrico - supporta i genitori nel loro viaggio dal 2014.

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