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Gennaio 23, 2023

Purtroppo si parla fin troppo poco di violenza ostetrica. Questo avviene un po’ perché molte prassi degli ospedali italiani sono considerate normali (quando in realtà non lo sono) e un po’ perché non c’è abbastanza informazione e le mamme non sanno quali sono i loro diritti e questi non vengono loro spiegati accuratamente oppure, semplicemente, al momento in cui andrebbero fatti valere, c’è sempre una buona scusa per calpestarli. Purtroppo questa è davvero una situazione tipica in giro per il mondo e, nostro malgrado, anche in Italia.

In questo articolo facciamo un po’ il punto della situazione, cerchiamo di capire quali sono i tuoi diritti e come puoi tutelarli in anticipo e anche successivamente, se per caso sei stata vittima di violenza ostetrica.

Cos’è la violenza ostetrica?

La violenza ostetrica è un insieme di comportamenti che danneggiano i diritti e la dignità delle mamme, specialmente nel periodo che precede il parto, durante il parto e nella fase di degenza post-parto.

Siccome il momento del parto è molto delicato, la presenza medica è fondamentale affinché tutto si svolga nella massima sicurezza di mamma e bambino. Non sempre, però, questo avviene nel pieno interesse appunto della madre. Anche in Italia, spesso per procedure interne all’ospedale, per carenze di organico o ideologia, si assiste da una parte a un’eccessiva medicalizzazione del parto (siamo uno dei paesi con un numero altissimo percentuale di parti cesarei) e dall’altra a un totale abbandono della madre.

Persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sentito il dovere di intervenire per dare raccomandazioni su come gestire il parto e per informare le madri sui loro diritti e su cosa è accettabile o no. Vediamo un po’ che cosa dice, per esempio, l’OMS.

come denunciare violenza ostetrica

Violenza ostetrica: cosa dice l’OMS?

Ci sono alcune pratiche tristemente comuni ancora nei nostri ospedali (per fortuna non in tutti), che invece l’OMS consiglia di evitare se non c’è una chiara ed evidente necessità medica. Le pratiche che andrebbero evitate se non assolutamente necessarie sono:

  • L’episiotomia, ovvero il taglio del perineo
  • il digiuno totale
  • La posizione ginecologica durante travaglio e parto
  • La rottura delle membrane
  • La depilazione
  • Il clistere
  • La manovra di Kristeller (spinte sulla pancia)
  • Il taglio del cordone ombelicale precoce

Queste manovre spesso vengono comunque effettuate senza il consenso della madre con la motivazione di necessità medica, con ben poche speranze di opporsi se si è impreparate e se ci si trova sole in sala parto (come avvenuto fin troppo spesso in periodo di pandemia).

Altre forme di violenza ostetrica

Ma non ci sono solamente queste manovre specifiche a configurare il comportamento di violenza ostetrica (che ricordiamolo è equiparabile al reato di violenza privata), ma anche altri comportamenti volti a danneggiare psicologicamente la madre in questo periodo delicato dei giorni del parto.

Ecco qui alcuni esempi.

Rimandare l’epidurale.

Ritardare l’epidurale il più possibile, per esempio, può essere considerata violenza ostetrica: il parto indolore è un diritto della madre e, se l’ospedale ha accesso a queste possibilità, non ha senso negare la puntura senza un buon motivo, specialmente in casi di travaglio prolungato. Il dolore non aggiunge nessun valore al parto (che sarà comunque doloroso): che vantaggio ci sarebbe portare allo sfinimento la madre che si troverà così esausta al momento della nascita del bambino e nelle ore successive, quando in molti casi dovrà anche allattare? (con il rischio di addormentarsi e soffocare il bambino come in questo caso recente?)

Pressare per l’allattamento al seno.

Non tutte le ostetriche trattano con gentilezza le madri, specialmente quelle che per scelta decidono di non allattare. Riceviamo quotidianamente racconti di mamme che sono state pressate ad allattare sia prima che dopo e che sono state trattate come delle nullità se il latte non arrivava o non era abbastanza o, banalmente, se non conoscevano le posizioni migliori e più comode per tentare l’allattamento al seno.

Questo tipo di professioniste, oltre a dover essere denunciate, dovrebbero essere allontanate perché infangano la dignità di chi il loro lavoro lo fa con amore e dedizione. Purtroppo, sulla base di ideologie fondamentaliste riguardanti l’allattamento al seno, queste persone si sentono legittimate a giudicare le mamme che fanno scelte diverse o trattare come mamme di serie B quelle che per qualsiasi ragione hanno difficoltà ad allattare al seno.

Noi di Genitore Informato lotteremo fino alla fine affinché gente come questa non eserciti più la professione: è inaccettabile che in quest’epoca non si basino le cure su ciò che prescrive la scienza e su metodologie basate sul rispetto del paziente.

Sminuire il dolore.

Specialmente in casi dove il parto è stato particolarmente pesante o il travaglio lungo, sminuire il dolore della madre è anche quello violenza ostetrica. Frasi come “non sei l’unica”, “ci siamo passate tutte”, “questo non è ancora niente” o “su, alzati e cammina” magari dopo un cesareo, sono all’ordine del giorno e sono tutte violenza psicologica in ambito ostetrico. Preparandoti prima, puoi portare un diario e segnare tutto quello che ti succede in sala parto.I

nformati in anticipo sull’ospedale in cui partorirai e se senti storie di questo tipo, preparati prima e fai capire in anticipo che queste cose non saranno permesse e che registrerai tutto. Se puoi, fatti supportare pienamente da chi sarà in sala con te.

Far sentire incapace la mamma.

Una madre che è al primo figlio, per quanto possa essere preparata, oltre ad aver appena subito un’esperienza piuttosto traumatica come quella del parto, si ritrova a dover imparare ogni singola cosa. Compito delle ostetriche è quello di supportare le mamme e insegnare loro quello che non sanno nei primi giorni per aiutarle a prendersi cura del bambino.

Le brave ostetriche fanno questo in maniera magistrale e le mamme escono preparate. Le ostetriche mediocri o fondamentaliste usano questa posizione di potere in maniera malata, trattando le mamme come incapaci, invece di supportarle e insegnare loro quello che non sanno. Ricorda che anche piccole frecciatine sono violenza e questa violenza va denunciata.

violenza ostetrica

Perché le mamme non denunciano?

Purtroppo ci siamo resi conto che le mamme, nella stragrande maggioranza dei casi non denunciano. Questo avviene per varie motivazioni: dalla vergogna, al sentirsi delle nullità, all’ambiente omertoso dell’ospedale che ovviamente non supporterà mai con testimonianze la storia della madre.

Per questo è fondamentale prepararsi prima, se possibile evitare ospedali in cui già si sa che avvengono queste cose e, nel caso si sia obbligate a partorire in posti così poco rispettosi, premurarsi di avere tutte le difese in ordine prima di entrare in travaglio, perché a quel punto la lucidità potrebbe mancare a causa del dolore.

Come denunciare la violenza ostetrica?

Cominciamo con il fatto importante: se non si denuncia, questa cosa andrà avanti, danneggiando altre mamme e altri bambini e causando tantissimi altri inutili traumi alle mamme, portandole spesso in depressione post-parto.

Denunciare aiuta anche gli ospedali a liberarsi delle mele marce e a portare in pubblico una serie di pratiche che ormai dovrebbero essere inaccettabili in qualunque paese civile.

Non sempre ci si sente di fare una causa, specialmente quando il parto è andato bene e ci si trova il neonato tra le mani. Le possibilità però sono più di una: se è vero che sarebbe meglio che chi compie il reato di violenza venga processato, il primo livello di segnalazione può avvenire alla direzione dell’ospedale.

Poi, si può contattare la sezione del Tribunale del Malato dell’ospedale e infine la Direzione Generale dell’ASL di riferimento. Andranno segnalati naturalmente i nomi di chi si è reso protagonista di tali comportamenti e ciò che è stato fatto, con tutti i dettagli.

In seguito, se si intende procedere anche per vie penali, si può presentare una denuncia formale ai Carabinieri o sentendo il proprio avvocato.

Noi ci siamo.

Noi di Genitore Informato siamo in prima linea contro ogni tipo di violenza, figuriamoci quelle che vengono inflitte alle donne che diventano mamme e alle famiglie dei bambini che sono la nostra missione.

Come sai, noi vogliamo creare genitori capaci per crescere figli felici e il genitore capace lo si può preparare anche prima del parto e lo si può difendere dopo.

Noi ti supporteremo sempre e continueremo a farlo con il nostro lavoro quotidiano, con le nostre guide e corsi e, in caso di necessità, anche con le nostre consulenze personalizzate.

Non sentitevi mai soli in questo viaggio, perché noi siamo al vostro fianco.

Dott.ssa Claudia Denti

Laureata in Scienze dell’Educazione, si occupa di aiutare i genitori a crescere bambini sani e felici secondo principi validati dalla comunità scientifica.
Fondatrice di Genitore Informato e ideatrice del metodo Sonno Felice - certificata Sonno Sicuro e Primo Soccorso Pediatrico - supporta i genitori nel loro viaggio dal 2014.

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